Catena Biagia Ballarino nasce a San Piero Patti (ME) nel 1964, dove vive e lavora nel settore dell’Emergenza Sanitaria con il 118. Assecondando la passione per l’arte, nel 2006 inizia il suo percorso artistico frequentando il corso di Pittura presso la RUFA - Rome University of Fine Arts - conseguendo il diploma di laurea nel 2010 con una tesi dal titolo “Futuriste e donne dell’avanguardia russa a confronto”.
Da subito espone in mostre di arti visive ed estemporanee, sia in spazi pubblici sia in gallerie private. Su sua iniziativa nel 2016 nasce il collettivo d’arte “Gruppo Quintessenza”, che l’anno successivo si costituisce in associazione.
L’elemento predominante nella pittura di Ballarino è l’acqua, che nel suo fluire perpetuo è simbolo per antonomasia della nascita e della vita, della trasformazione e della rigenerazione. Si associa anche a un’autoanalisi che l’artista compie scandagliando se stessa e il proprio inconscio. Di riflesso l’osservatore è portato a compiere la medesima introspezione, come se si trovasse davvero in meditazione sulla riva di un fiume o su una spiaggia assolata della Sicilia.
La ricerca artistica di Ballarino la porta negli anni ad arricchire la propria tavolozza di colori e sfumature. Se nelle sue primissime opere vi è un uso preponderante di colori freddi, dal blu di Prussia al cobalto, nelle opere più recenti si fa strada una ricchezza cromatica dalla quale traspare non soltanto la piena consapevolezza della tecnica pittorica, ma soprattutto il messaggio che essa vuole trasmettere.
Il ciclo di opere “Quello che resta”, a cui appartengono i dipinti realizzati dal 2019, nasce dalla visione delle barche abbandonate dai migranti sulle coste di Lampedusa. Arrivata sull’isola in vacanza, l’artista ne rimane colpita e ciò la porta a compiere profonde riflessioni: il disfacimento di quelle imbarcazioni è metafora della progressiva e inarrestabile corruzione dell’umanità intera. Tra le sue nuove pennellate calde, corpose e di stampo impressionista, si celano gli orrori presenti nei fondali di quel mare e di quei paesaggi all’apparenza pacifici.
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