Bologna 24/02/2022 - lo spettacolo quadridimensionale “INFERNO – OPERA ROCK”, ideato da FRANCESCO MARIA GALLO e ispirato alla celebre cantica della Divina Commedia, ha ridato speranza alla alla musica live Bolognese e italiana. Il 22 febbraio al BRAVO CAFFÈ di Bologna, con la speciale partecipazione di RICKY PORTERA, fondatore con Curreri degli Stadio e storico chitarrista di Lucio Dalla e di altri artisti come Ron, Loredana Bertè, Samuele Bersani e Luca Carboni, ha letteralmente tirato giù il Bravo Caffè tra gli entusiasmi e l’empatia del pubblico nella full immertion di Inferno Opera Rock.
Durante la rappresentazione sono stati eseguiti dal vivo i brani tratti da “INFERNO”, l’opera rock electro sinfonica di Francesco Maria Gallo, disponibile in formato cd, vinile e in digitale. Con una platea gremita di abiti rossi, tra il pubblico tra gli altri il cantautore Franz Campi, la cantautrice e performer Roberta Giallo e Riccardo Vitanza Ceo della più importante agenzia di comunicazione italiana della Musica, Parole e Dintorni.
Il concerto “INFERNO – OPERA ROCK” di Francesco Maria Gallo (voce) è eseguito per la prima volta in assoluto con la partecipazione dell’intera band, composta da: Ricky Portera (chitarra in “Caronte” e “Ulisse”), Federica Ugolini (voce), eclettica artista che ha partecipato a numerosi musical tra cui “Jesus Christ Superstar”, Pietro Posani (chitarra), Stefano Peretto (batteria), Daniele Nieri (basso), Renato Droghetti (piano). Laura Spimpolo, attrice e speaker, è stata la voce narrante dello spettacolo narrando, tra le note del Rock and Roll, la personale visione di Francesco Maria Gallo del girone dell’Inferno dantesco contenuta nell’album “Inferno”. I visual e le luci che hanno trasportato direttamente il pubblico tra i gironi dell’Inferno dantesco erano di Federica Lecce, il sound design dello show di Rodolfo Rod Mannara.
Dopo il successo della rappresentazione, in versione short, di “Discesa All’Inferno” in Teatro, abbiamo finalmente riunito tutta la band per il Bravo caffè.Il Domatore di Foulard © è “spudoratamente” ispirato ad un torrido giorno di Luglio del 2019, quando una “sarrabanda” di strane persone, vestite in modo assolutamente assurdo ed improbabile, ha dato vita (e voce) ad un meraviglioso momento di musica, teatro, danza, poesia e video-making.
Il video al quale il dipinto è ispirato è questo:
«(...)ho imparato la luce e il suo potere. È diventata la chiave del mio lavoro. La pittura è colore e non c’è colore senza luce […] Voglio sempre catturare un “momento nel tempo”, rendere i miei quadri reali e senza tempo. Io realizzo questo dipingendo la luce […] la luce ci è familiare, è come la musica, evoca una memoria o un’emozione e cristallizza il momento.» –
Nigel van Wieck
Nell’Artista Massimo Fuoritempo convivono più anime artistiche figurative complementari ma separabili, superando e surclassando le macchinose distinzioni, fra astratto e figurativo lavorando in funzione di una continua crescita, di un continuo superamento dei traguardi già raggiunti.
Una di queste anime va “oltre la fisica”, sa mantenere il controllo e il contatto con il terreno resta nella mano dell’artista, perché la riflessione e il confronto con il quotidiano è per Massimo Fuoritempo la piattaforma da cui spiccare il volo, alla ricerca di quella dimensione che si proietta “nel visibile e oltre il visibile”.
Le composizioni dell’artista evocano emozioni e ricordi collegati anche al suo essere musicista e compositore rilasciando sensazioni profonde. Questa “intenzione” raggiunge il suo vertice nell’assoluto del gesto pittorico, nel colpo d’ala che non è mai ruffiano, che non sacralizza l’immagine, perché lo sguardo si dirige ben oltre, attraverso elementi ricchi di penetrante lirismo poetico, soffermandosi sui particolari che colpiscono chi ama leggere i messaggi lanciati sulla tela.
È una natura la sua, scaturita dall’intimo di un “ego” che ha trasceso il dato, ma ha lasciato inalterata l’esigenza del silenzio, del fascino o della solitudine. Da qui anche la sua concezione della vita, quale affiora nelle sue opere, il suo rapportarsi alle vicende, a cominciare però ancora una volta da quelle più vicine, che riguardano il suo trascorso.
Capace di esprimere atmosfere silenziose, dipinti dove traspare la vita, in composizioni di riflessi e trasparenze, ma dove trova sempre un suo spazio la luce, simbolo di speranza che fa rivivere i paesaggi dimenticati, quasi a volerci ricordare che la bellezza sta attorno a noi, nel quotidiano, e attende solo di essere scoperta.
La sua luce viene scomposta a tratti in riflessi abbaglianti, particelle che dagli
oggetti, dai corpi vanno a diffondersi nello spazio ed a collegarsi a tutto ciò
che è intorno tornando poi alla loro origine.
Artista poliedrico, ha un’altra anima molto spiccata, un’originale declinazione
dove l’energia supera l’immagine canonica per riportare alla luce qualcosa
che va al di là dell’oggetto ritratto, partecipe di una nuova dimensione
intellettuale.
Questi lavori si stemperano nell’evanescenza della carica cromatica, in un
raffinato gioco di colore, dal gesto che riporta all’astratto. Il colore, steso con
tecnica originale, ha tonalità intense e vibranti creando così il suo linguaggio
espressivo dal quale emerge una profonda conoscenza del colore.
Fuoritempo dimostra di sapere alternare e scambiare il senso del rapporto tra
la forma e il colore, impedendone la fissità, il tutto in presa diretta con le
tensioni e l’abbandono dell’inconscio, grazie alla sua personale libertà
creativa. L’Artista ha messo sotto esame le principali fonti della pittura del
Novecento, dall’Espressionismo all’Astrattismo, per coglierne gli aspetti che
meglio traducono il senso della contemporaneità. I gesti del pittore sono
energia pura che si imprime sulla superficie attraverso la sapiente scelta del
“colore” grande protagonista di una parte della sua arte. Del resto che senso avrebbe un ritratto che giocasse soltanto sulla
somiglianza, senza realizzare e definire nell’aspetto l’emergere di “quello che
c’è dentro”?
Le immagini vengono quindi delineate dal colore, che è steso attraverso gli
evidenti percorsi del pennello, dai quali emerge l’itinerario creativo che ha
condotto alla resa finale. Chiaro è peraltro l’effetto di forte emozione
percettiva generato dalla tavolozza, composta da colori vitali ed energici, ma
sempre perfettamente accordato, come uno strumento musicale, per rendere
perfetta l'armonia cromatica.
Ora sta marciando attraverso sogni e certezze verso un sorprendente
percorso artistico e sensibile alla vita che lo circonda che non può non
affascinare tutti coloro che sanno cogliere i suoi messaggi nascosti, le sue
identità, le vibrazioni dei colori, la ricerca della perfezione nel particolare.
La sua è una ricerca a tutto tondo nella sensibilità dell’animo umano, dove
spesso pittura e musica interagiscono e si compenetrano in una forma d’arte
integrata, retaggio di percorsi effettuati nel suo vivere.
Alaide de Filippi
- 2021: Bologna, Galleria Falcone e Borsellino
- 2021: Pontedera, Fiera di Arte e Cultura S. Luca, in occasione della presentazione da parte della Frame Filler Project dei progetti online e dei progetti con il Comune di cui l'Artista sarà uno dei protagonisti
"L'esplosione del colore" questa è la mia filosofia.
ODIO!!! il bianco e nero
Voglio un mondo COLORATO ed addirittura talmente STRAVOLTO nei colori da non essere nemmeno riconoscibile.
E se non è riconoscibile, beh allora cerchiamo noi di dare una forma a questo mondo, cerchiamo noi di dargli un colore,
solo noi possiamo farlo.
... è per questo che ho dipinto la torre di Pisa come se fosse una "meravigliosa torta da mangiare" e per di più...dritta!
Io penso che i quadri, come le canzoni, vivano di vita propria. Con una differenza rispetto a noi esseri umani:
noi, prima o poi lasciamo questa terra, loro vivono per sempre.
Le canzoni, come i quadri sono lì nell’aria. Già fatti e fatte, si potrebbe dire. Alle volte basta solo “prenderle”
al volo. Prima che se ne vadano da un’altra parte. Succede.
Una volta fatti o composte, iniziano il loro viaggio. Vanno dove vogliono loro. Con chi vogliono loro e dicono
quello che vogliono loro. Alle volte allontanandosi persino da quello che aveva ispirato o “mosso” l’artista.
Fateci caso. Quando si ha un quadro da appendere si comincia col “provarlo” in un posto. No, non va bene.
Poi in un altro. No, non va bene. Poi finalmente: ecco, qui è perfetto. E’ lui, il quadro, che “si è fatto mettere
lì”.
Io ho dipinto un quadro che è “timido”. E non c’è verso. In tutte le case che ho cambiato è sempre finito in
un luogo appartato.
Ed è davvero bello, ma lui si fa mettere lì. E ne ho dipinto un altro che invece è talmente
“sfacciato” che finisce sempre per essere la prima cosa visibile appena entro in casa. E’ fatto così, bisogna
capirlo.
Sono un grafico, doppiamente diplomato. Un grafico prestato alla comunicazione. Un prestito che dura da
35 anni. Mi sono sempre occupato di quotidiani (qualche volta di periodici) costruendo per questi progetti
di comunicazione creativi.
Mi sono occupato e mi occupo tutt’ora anche molto di musica. A metà/fine anni ‘90 ho organizzato e
prodotto (non da solo ci mancherebbe) 80 concerti di tutte quelle band rock che in quel periodo nascevano
come funghi, molte delle quali in seguito sono diventate parte dello Star System. Parlo dei Bluvertigo
(Morgan, o Marco Castoldi se preferite), dei Negrita, dei Timoria (con un timidissimo Francesco Renga),
degli Afterhours (con il “vero” Manuel Agnelli, quello che vedete adesso è un clone...) ecc ecc.
Ho prodotto due dischi di un grandissimo artista che si chiama Vincenzo Zitello. Un musicista sublime che
suona l’arpa (allievo di Alan Stivell). Che uno dice: cosa c’entra il rock, con l’arpa. Non lo so, ma vista la
premessa di queste righe, direi che ci sta.
Nel frattempo, ho dipinto, anche, e tanto. Solo che non mi sono mai preoccupato più di tanto di farmi
vedere o cose del genere. Sa un po’ di presunzione, ma tant’è. E solo ora mi viene in mente che ho fatto
diverse mostre (tra mie e collettive). Ma non chiedetemi dove. E solo ora mi viene in mente che i quadri che
avevo esposto sono quasi tutti in case altrui. Sa molto di presunzione. Ma tant’è.
Poi alcune cose un po’ particolari della vita hanno fatto si che io abbia avuto una specie di anno sabbatico
che, ahimè, è durato molto, ma molto, più di un anno.
Ma da un po’ di tempo (7 anni per l’esattezza), pur continuando il “prestito” alla comunicazione, ho ripreso
tutte le attività di musica e pittura.
Ho ricominciato a scrivere canzoni ( da piccolo avevo una band: BORGOSANGREGORIO ), e ho iniziato una
collaborazione con un artista di Napoli con cui abbiamo scritto uno spettacolo sulla poetica di Antonio De
Curtis. Uno spettacolo di teatro, canzoni e danza. Scritto a “6” mani con Elena Anticoli De Curtis (la nipote).
E ho dipinto, dipinto, come una sorta di ossessione. Non la ricerca del tempo perduto, no.
Ma il “bisogno” di farlo. Ad ogni costo ed in ogni momento. Ma questa volta sarò più umile. Cercherò di
farmi conoscere il più possibile.
Ho vissuto quasi 40 a Milano. Attualmente vivo con la mia splendida compagna dove sono nato: a Bologna.
© 2020 - Frame Filler Project - Tutti i diritti riservati